Argi: Self-Regulation quale motore del mercato

1 marzo 2013
L'associazione lancia una serie di azioni a favore di comportamenti economico-sostenibili che consentano alle aziende di distinguersi per garanzie e qualità del lavoro.

Argi si propone come principale veicolo di informazioni sul mondo della stampa prendendo come riferimento le aziende associate.

Lo farà cercando di trasmettere pareri, opinioni e posizioni delle differenti aziende su temi fortemente legati al momento che sta vivendo il settore, soprattutto per quanto riguarda etica, situazione finanziaria, comportamenti economico-sostenibili, accesso al credito, burocrazia e molto altro.

L'opinione che oggi propone Argi è quella del consigliere Roberto Levi, amministratore delegato di Printgraph. Levi pone l'accento sulla difficoltà di accesso al credito, sui cosiddetti cattivi pagatori, sulla burocrazia e sull'esigenza di un'etica aziendale da parte delle aziende che lavorano in questo settore. Per porre le basi di una self regulation interna all'associazione.

E l'iniziativa lanciata da Levi, Argi la vuole sostenere e divulgare: creare un'occasione di incontro e dibattito tra i tutti i soggetti della filiera e porre le basi di una self regulation che consenta alle aziende che vi aderiscono di spiccare sul mercato per garanzie e qualità del lavoro.

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La crisi finanziaria e di settore in cui ci troviamo è frutto di diverse situazioni contingenti che è bene suddividere per punti:

  • La difficoltà di accesso al credito
  • Le tasse e gli anticipi rispetto a utili presunti ed effettivi
  • La mancanza di patrimonializzazione interna delle aziende
  • Le scadenze dei pagamenti dei clienti non rispettate
  • Una certa dose di over capacity all’interno del nostro settore
  • La continua crescita del digitale e dei device mobili che ha frenato il mercato della stampa
  • La mancanza di innovazione e la difficoltà a trovare delle linee comuni

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A fronte di queste difficoltà si è provato a stilare una lista di possibili interventi che Argi vuole sottoporre all’interno della filiera:

  • Redigere un codice che porti il settore ad avere un’etica aziendale. In primo luogo nel rispetto dei pagamenti, altrimenti si innesca un circolo vizioso che deforma il mercato e provoca continue proroghe a tutti i livelli della filiera. Giusto sarebbe l’opposto: dove la normalità è il rispetto delle scadenze e sull’eccezione si interviene subito con un atto esecutivo.
  • Tempistica dei pagamenti: oggi la media del saldo è di 154 giorni alla consegna ma si può arrivare a pagare anche a 200 giorni, mentre la comunità Europea parla di 60 giorni al massimo. Questi tempi per le aziende grafiche italiane non sono più sostenibili.
  • L'affitto del ramo d’azienda crea incertezza sul mercato: acquisire una società in fallimento semplicemente accantonando i suoi debiti e reimmettendola nel mercato senza una ristrutturazione interna destabilizza il mercato e crea sfiducia.
  • Eliminare la legge sui finanziamenti a fondo perso. Meglio poter contare su un finanziamento a tasso davvero agevolato, ma con la presa in carico da parte dell’imprenditore dell’importo da pagare e delle responsabilità ad esso connesse.
  • Poter contare su una distinzione tra grande e piccola e media impresa può fare la differenza. L’Iva in anticipo per queste ultime ha poco senso, quando addirittura non è controproducente. Con la nuova legge del Governo Monti la soglia di distinzione tra PMI e grande azienda e che delimita il pagamento o meno in anticipo dell’Iva è stata fissata a 2 milioni di euro. Una soglia troppo bassa perché lascia in sofferenza la stragrande maggioranza delle aziende italiane.
  • Le certificazioni richieste in Italia e gli standard a cui le aziende si devono attenere sono un controsenso, non solo italiano. In primo luogo perché mettersi in regola con queste certificazioni richiede esborsi economici notevoli, ma soprattutto perché a fronte degli sforzi che si stanno facendo in Occidente per migliorare la qualità dei nostri ambienti, in altre parti del mondo una produzione massiva e non presidiata di determinate multinazionali sta vanificando tutti gli sforzi.
  • La possibilità di non tassare il patrimonio che viene lasciato in azienda, come avviene ad esempio in Olanda, sarebbe un modo per risollevare la situazione finanziaria di alcune imprese della filiera.
  • Buona invece la scelta da parte del Governo Monti di abbassare il prelievo fiscale relativo ai ricercatori inseriti nelle aziende. La legge è stata varata poco ed è in vigore da quest’ anno. Incentiva la ricerca, l’innovazione, che tante volte abbiamo detto essere una delle chiavi per sbloccare il mercato.
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