La stampa 3D vince alla fiera "del fare"

17 ottobre 2013
Oltre trentamila visitatori, centinaia di workshop, decine di educational dedicati ai più piccoli che hanno realizzato oltre 3.000 invenzioni e giocattoli tecnologici; presi d'assalto anche i laboratori interattivi. Questo il bilancio, sintetico, della prima edizione della Maker Faire che ha scatenato l'energia creativa di una folla entusiasta e variegata proveniente da tutta europa.

La nuova rivoluzione industriale di cui parla Chris Anderson nel suo libro “Makers” è fatta di milioni di piccole fabbriche in milioni di garage. Oggi, fare una fotografia dei makers significa catturare i volti di persone che si esprimono attraverso la tecnologia. Il luogo migliore dove conoscere da vicino gli inventori del terzo millennio è Maker Faire Rome, la prima grande fiera europea che dal 3 al 6 ottobre 2013 che ha accolto circa 200 progetti e 30 speaker da tutto il mondo: robot, stampanti 3D, elettronica open source, oggetti di design e internet delle cose sono alcun degli elementi che stanno trasformando la nostra vita sociale ed economica.

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I makers: la nuova cina
Ma chi sono i makers? E, soprattutto, che impatto hanno sull'economia? La stampa 3D è una tecnologia di derivazione industriale (soprattutto quella laser, detta SLS – Selective Laser Sintering) utilizzata da decenni per realizzare prototipi e repliche 1:1 a basso costo. Tuttavia, negli ultimi otto anni le stampanti 3D si sono fatte strada nelle case di appassionati e inventori fai-da-te.
L'idea di avere una stampante 3D capace di replicare (quasi) qualsiasi oggetto ha dato sfogo alla fantasia di molti. “Think of it as a China on your desktop”: le stampanti 3D portano la rivoluzione industriale in ogni casa e sconvolgono il mercato. Lo ha detto con tono provocatorio Chris DiBona, director of Open Source di Google.
L'idea che la rivoluzione delle stampanti 3D sia paragonabile a quella lanciata dai primi personal computer ha un che di vero: ottenuta la libertà di avere a disposizione una grande potenza di calcolo in un apparecchio domestico, adesso è arrivato il momento di utilizzare gli strumenti fai-date per trasformare i bit (i file digitali) in atomi (gli oggetti).

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La maker family
I makers non sono tutti giovani inventori o abili programmatori che si chiudono in uno scantinato per settimane. Piuttosto, si tratta di padri (e madri) di famiglia. Secondo l'indagine di MAKE Magazine (2012), l'81% dei makers statunitensi sono maschi, e la media dell'età si attesta a 44 anni. Il reddito familiare è alto (116.000 dollari) e circa i tre quarti sono proprietari della propria casa/appartamento. La maggior parte sono sposati: il 40% dei coniugati ha, inoltre, almeno un figlio di età inferiore ai 17 anni.
Questo significa che la mentalità “maker” ha buone possibilità di essere trasmessa all'interno del contesto familiare. Per ogni genitore tecnologico è molto probabile che ci siano anche dei bambini che imparano fin da piccoli a smontare, rimontare e reinventare le cose. Non sorprende infatti che i
makers censiti da MAKE Magazine siano grandi acquirenti di materiale elettronico, attrezzi, computer e oggetti di design tecnologico. L'economia dei makers – quella fatta di persone capaci di costruire da sé un impianto di domotica - non distrugge il mercato esistente. Piuttosto ne crea di nuovi.

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Le stampanti 3D e il futuro del mercato
Secondo il Wohlers Report 2012, il mercato delle stampanti 3D è cresciuto del 289% tra il 2010 e il 2011. La maggior parte delle stampanti vendute sono modelli open source derivati da RepRap. In genere, il costo medio delle stampanti 3D si aggira intorno ai 1200 dollari.
Phillip Torrone e Limor Fried (Adafruit Industries) hanno stimato che il mercato statunitense dei makers ammontava a 50 milioni di dollari nel 2011. Nel 2012 il giro di affari sarebbe salito a 400 milioni e per il 2015 sarebbe prevista la soglia di 1 miliardo di dollari (previsioni Foo Ignite East conference, 2010).
In queste ultime settimane i mercati finanziari hanno iniziato a puntare sui titoli degli operatori della stampa 3D. La quotazione delle società attive in questa nicchia sono rapidamente cresciute nel giro di poche sedute di Borsa. Il movimento al rialzo sarebbe giustificato da un report della banca Citigroup, secondo cui la tendenza in atto potrebbe far triplicare i volumi del settore entro i prossimi 5 anni. La sfida principale rimane però quella di realizzare stampanti tridimensionali per il mercato consumer, ma oggi questo obiettivo non è ancora a portata. Più interessanti a breve le potenzialità sul fronte business. Aumentano infatti i casi di successo: recentemente la Nasa ha dichiarato di aver provato con successo la stampa 3D di un iniettore di un motore a razzo in tempi e costi considerevolmente più brevi rispetto alla realizzazione tradizionale.

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