Convegno “Il lettore multicanale: distribuire libri nel XXI secolo”

26 aprile 2010
Curato dall'AIE durante la Fiera del LibroCurato dall'AIE durante la Fiera del LibroCurato dall'AIE durante la Fiera del Libro

Durante l'ultima edizione della Fiera Internazionale del Libro, svoltasi a Torino dall'8 al 12 maggio, si è tenuto un convegno curato dall'Associazione Italiana Editori e dedicato al tema “Il lettore multicanale: distribuire libri nel XXI secolo”. Nel corso del convegno sono stati presentati i dati emersi da una ricerca Nielsen dedicata al mercato editoriale e alla sua evoluzione. Ecco una sintesi di questi risultati.

Il mercato

I ricercatori si sono chiesti quanto valga il mercato, non tutto il mercato, ma quello che gli operatori definiscono come “trade”, in altre parole un insieme – sempre più articolato – di canali e di formule di vendita, di format commerciali verso i quali si indirizzano oggi prevalentemente i comportamenti di acquisto del pubblico dei lettori e dei clienti di libri (ma non solo di libri!): il valore a prezzo di copertina stimato da Nielsen per il 2007 è pari a 1,370 miliardi di euro.  Il 44% di questa cifra è realizzato dalle librerie tradizionali; il 32% dalle catene; il 21% dalla grande distribuzione organizzata (GdO); il 3%, ma con tassi di crescita a due cifre percentuali, dalle librerie on line.
La libreria nelle sue forme (e formule) più tradizionali e in quelle più evolute in direzione del commercio moderno (multistore, franchising, librerie nei centri commerciali, nei diversi format che si vanno aprendo nei nuovi luoghi del consumo e del passaggio) rappresenta oggi in Italia oltre i tre quarti dei canali trade. Significa che la libreria – con la sua (maggiore o minore) capacità di proporre ampiezza e profondità di assortimento, servizi al cliente, accoglimento, ecc. – continua a conservare (magari con criticità diverse tra catene e libreria a conduzione familiare) innegabili punti di forza e benefit percepiti dal cliente rispetto alle formule più evolute del commercio moderno.

Non lettori e non acquirenti di libri: sono il 60% degli italiani con più di 14 anni.
In questi anni da parte di tutti gli operatori del commercio – di catena e “indipendenti” – vi è stato un grande sforzo per rinnovare le formule commerciali al dettaglio: rifacimenti e riallestimenti del layout per rendere la libreria più vicina all’immagine degli altri punti vendita, spostamenti dai centri storico in direzione dei nuovi luoghi del consumo e del passaggio (centri commerciali in testa, stazioni, aeroporti, multiplex, ecc.)... Tuttavia – in un Paese di pochi lettori (43,2% popolazione > 6 anni, Istat, 2007) - coloro che si dichiarano “non lettori e non acquirenti di libri” sono il 60% dei 48 milioni di popolazione adulta italiana (>14 anni): circa 29 milioni di individui! La categoria dei “lettori/acquirenti” - circa 14 milioni di persone – sono appena un terzo della popolazione. Ed è su di essi che si regge tutta la filiera produttiva e distributiva del libro.

La (doppia) scommessa: acquisire i non acquirenti e fidelizzare lettori deboli e occasionali.
Una delle scommesse imprenditoriali (sviluppo di formule di vendita e di localizzazioni diverse rispetto a quelle tradizionali, declinando in modo diverso qualità e ampiezza dell’assortimento e servizio al cliente) sarà proprio quella di cercare di acquisire parte dei “non acquirenti”, che non bisogna immaginare come non lettori ma come persone che, per ragioni diverse, “fanno fatica” a varcare la porta della libreria. Si tratta di una sfida commerciale, che però è anche una sfida culturale e sociale per tutti gli attori della fi

Durante l'ultima edizione della Fiera Internazionale del Libro, svoltasi a Torino dall'8 al 12 maggio, si è tenuto un convegno curato dall'Associazione Italiana Editori e dedicato al tema “Il lettore multicanale: distribuire libri nel XXI secolo”. Nel corso del convegno sono stati presentati i dati emersi da una ricerca Nielsen dedicata al mercato editoriale e alla sua evoluzione. Ecco una sintesi di questi risultati.

Il mercato 

I ricercatori si sono chiesti quanto valga il mercato, non tutto il mercato, ma quello che gli operatori definiscono come “trade”, in altre parole un insieme – sempre più articolato – di canali e di formule di vendita, di format commerciali verso i quali si indirizzano oggi prevalentemente i comportamenti di acquisto del pubblico dei lettori e dei clienti di libri (ma non solo di libri!): il valore a prezzo di copertina stimato da Nielsen per il 2007 è pari a 1,370 miliardi di euro.  Il 44% di questa cifra è realizzato dalle librerie tradizionali; il 32% dalle catene; il 21% dalla grande distribuzione organizzata (GdO); il 3%, ma con tassi di crescita a due cifre percentuali, dalle librerie on line.
La libreria nelle sue forme (e formule) più tradizionali e in quelle più evolute in direzione del commercio moderno (multistore, franchising, librerie nei centri commerciali, nei diversi format che si vanno aprendo nei nuovi luoghi del consumo e del passaggio) rappresenta oggi in Italia oltre i tre quarti dei canali trade. Significa che la libreria – con la sua (maggiore o minore) capacità di proporre ampiezza e profondità di assortimento, servizi al cliente, accoglimento, ecc. – continua a conservare (magari con criticità diverse tra catene e libreria a conduzione familiare) innegabili punti di forza e benefit percepiti dal cliente rispetto alle formule più evolute del commercio moderno.

Non lettori e non acquirenti di libri: sono il 60% degli italiani con più di 14 anni.
In questi anni da parte di tutti gli operatori del commercio – di catena e “indipendenti” – vi è stato un grande sforzo per rinnovare le formule commerciali al dettaglio: rifacimenti e riallestimenti del layout per rendere la libreria più vicina all’immagine degli altri punti vendita, spostamenti dai centri storico in direzione dei nuovi luoghi del consumo e del passaggio (centri commerciali in testa, stazioni, aeroporti, multiplex, ecc.)... Tuttavia – in un Paese di pochi lettori (43,2% popolazione > 6 anni, Istat, 2007) - coloro che si dichiarano “non lettori e non acquirenti di libri” sono il 60% dei 48 milioni di popolazione adulta italiana (>14 anni): circa 29 milioni di individui! La categoria dei “lettori/acquirenti” - circa 14 milioni di persone – sono appena un terzo della popolazione. Ed è su di essi che si regge tutta la filiera produttiva e distributiva del libro.

La (doppia) scommessa: acquisire i non acquirenti e fidelizzare lettori deboli e occasionali.
Una delle scommesse imprenditoriali (sviluppo di formule di vendita e di localizzazioni diverse rispetto a quelle tradizionali, declinando in modo diverso qualità e ampiezza dell’assortimento e servizio al cliente) sarà proprio quella di cercare di acquisire parte dei “non acquirenti”, che non bisogna immaginare come non lettori ma come persone che, per ragioni diverse, “fanno fatica” a varcare la porta della libreria. Si tratta di una sfida commerciale, che però è anche una sfida culturale e sociale per tutti gli attori della fi

Durante l'ultima edizione della Fiera Internazionale del Libro, svoltasi a Torino dall'8 al 12 maggio, si è tenuto un convegno curato dall'Associazione Italiana Editori e dedicato al tema “Il lettore multicanale: distribuire libri nel XXI secolo”. Nel corso del convegno sono stati presentati i dati emersi da una ricerca Nielsen dedicata al mercato editoriale e alla sua evoluzione. Ecco una sintesi di questi risultati.

Il mercato 

I ricercatori si sono chiesti quanto valga il mercato, non tutto il mercato, ma quello che gli operatori definiscono come “trade”, in altre parole un insieme – sempre più articolato – di canali e di formule di vendita, di format commerciali verso i quali si indirizzano oggi prevalentemente i comportamenti di acquisto del pubblico dei lettori e dei clienti di libri (ma non solo di libri!): il valore a prezzo di copertina stimato da Nielsen per il 2007 è pari a 1,370 miliardi di euro.  Il 44% di questa cifra è realizzato dalle librerie tradizionali; il 32% dalle catene; il 21% dalla grande distribuzione organizzata (GdO); il 3%, ma con tassi di crescita a due cifre percentuali, dalle librerie on line.
La libreria nelle sue forme (e formule) più tradizionali e in quelle più evolute in direzione del commercio moderno (multistore, franchising, librerie nei centri commerciali, nei diversi format che si vanno aprendo nei nuovi luoghi del consumo e del passaggio) rappresenta oggi in Italia oltre i tre quarti dei canali trade. Significa che la libreria – con la sua (maggiore o minore) capacità di proporre ampiezza e profondità di assortimento, servizi al cliente, accoglimento, ecc. – continua a conservare (magari con criticità diverse tra catene e libreria a conduzione familiare) innegabili punti di forza e benefit percepiti dal cliente rispetto alle formule più evolute del commercio moderno.

Non lettori e non acquirenti di libri: sono il 60% degli italiani con più di 14 anni.
In questi anni da parte di tutti gli operatori del commercio – di catena e “indipendenti” – vi è stato un grande sforzo per rinnovare le formule commerciali al dettaglio: rifacimenti e riallestimenti del layout per rendere la libreria più vicina all’immagine degli altri punti vendita, spostamenti dai centri storico in direzione dei nuovi luoghi del consumo e del passaggio (centri commerciali in testa, stazioni, aeroporti, multiplex, ecc.)... Tuttavia – in un Paese di pochi lettori (43,2% popolazione > 6 anni, Istat, 2007) - coloro che si dichiarano “non lettori e non acquirenti di libri” sono il 60% dei 48 milioni di popolazione adulta italiana (>14 anni): circa 29 milioni di individui! La categoria dei “lettori/acquirenti” - circa 14 milioni di persone – sono appena un terzo della popolazione. Ed è su di essi che si regge tutta la filiera produttiva e distributiva del libro.

La (doppia) scommessa: acquisire i non acquirenti e fidelizzare lettori deboli e occasionali.
Una delle scommesse imprenditoriali (sviluppo di formule di vendita e di localizzazioni diverse rispetto a quelle tradizionali, declinando in modo diverso qualità e ampiezza dell’assortimento e servizio al cliente) sarà proprio quella di cercare di acquisire parte dei “non acquirenti”, che non bisogna immaginare come non lettori ma come persone che, per ragioni diverse, “fanno fatica” a varcare la porta della libreria. Si tratta di una sfida commerciale, che però è anche una sfida culturale e sociale per tutti gli attori della fi

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