Il Rapporto sullo stato dell’editoria in Italia 2020, a cura dell’Ufficio Studi dell’Associazione Italiana Editori (AIE), ci offre una fotografia del mercato del libro. Un mercato che nel 2019 ha chiuso con una crescita del +2,8% rispetto all’anno precedente, un risultato che conferma come l'industria editoriale resti una delle prime industrie culturale del Paese.
Il mercato del libro nel 2019, con un fatturato di 3,037 miliardi di euro, chiude in area positiva, in crescita del +2,8% rispetto all'anno precedente, consolidando il risultato del 2018 (+3,0%). Nel dato è compreso Amazon (stimato da AIE), il comparto educativo, il digitale e il professionale (libri, e-book, banche dati e servizi Internet), l’export di libri, ecc. Questo risultato conferma che, a parità di perimetro di mercato e al netto dei ricavi pubblicitari, della spesa per l’acquisto di hardware e dispositivi per l’accesso ai contenuti e dei contributi pubblici, l’industria editoriale resta una delle prime industrie culturale del Paese, scavalcata nel 2019 di appena 15 milioni da quella delle pay tv che hanno dalla loro gli abbonamenti ai maggiori eventi sportivi.
Il comparto è sempre più proiettato verso l’estero: nel 2019 si conferma la crescita nella vendita di diritti, con un +8,7% rispetto al 2018.
Risultati positivi sono stati registrati anche per il numero di imprese attive (+0,1%), ma con un lieve arretramento nel numero di titoli pubblicati (-0,8%), mentre il numero dei titoli commercialmente vivi (+0,5%) ha raggiunto 1,2 milioni. Un valore, quest’ultimo, in progressivo aumento (era pari a 360mila nel 2000) e che esprime la potenzialità di avere un buon catalogo - essenza stessa del lavoro dell’editore - da valorizzare al meglio negli store on-line. La percentuale di chi si dichiara lettore nella popolazione 15-74 anni («lettore nel complesso»: libri, e-book, ascolto di audiolibri), risulta in crescita (65% rispetto al 62% del 2018), ma diminuisce, in media, il tempo che le viene dedicato, soprattutto dalle fasce più giovani della popolazione.
Questi sono alcuni degli elementi evidenziati nel Rapporto sullo stato dell’editoria in Italia 2020, a cura dell’Ufficio Studi dell’Associazione Italiana Editori (AIE), che tra luci e ombre fotografa l’evoluzione di un settore che si sta avvicinando progressivamente ai valori registrati prima della crisi iniziata nel 2010-2011.
Rimane stabile il numero di titoli pubblicati - Nel 2019 le case editrici italiane hanno pubblicato 78.279 titoli (novità e nuove edizioni di varia adulti e ragazzi oltre ai titoli educativi, che sono 4.534; sono esclusi gli e-book). Il valore, con un -0,8% rispetto al 2018, va letto in termini di una sostanziale stabilità di un mercato che pubblica comunque quasi 80 mila titoli/anno. Un valore che è il risultato delle minori barriere all'accesso nella parte editoriale del processo: dallo scouting alla traduzione, all'impaginazione fino alla stampa. Lo sviluppo del print on demand, sempre più integrato nella filiera distributiva, permette di produrre piccoli stock utili anche per titoli a bassa rotazione o di ristampare just in time il titolo richiesto dalla libreria.
Cresce la produzione in tutti i macrogeneri - All’interno della varia (73.745 novità), abbiamo andamenti diversi. Cala la fiction italiana e straniera (-2,2% compresa la narrativa Young Adult, ma nel 2018 avevamo un +6,0%) e la non fiction specialistica (-8,3% ma nel 2018 avevamo un +15,8%). In crescita la non fiction generale (+1,8%), quella pratica (manualistica: +0,6%); i libri per ragazzi, dopo la battuta d’arresto del 2016, il +13,7% del 2017, e il +5,9% del 2018, segnano ancora un ampio segno positivo: +6,1%. Il lettore trova oggi a sua disposizione più titoli (di piccoli come di grandi editori), prezzi e formati diversi tra cui scegliere rispetto a quanto non avveniva anni fa. Un ruolo importante nel mantenimento di un catalogo di titoli «vivi» lo si deve da un lato agli store di e-commerce, dall'altro alle nuove tecnologie di stampa digitale.
I canali di acquisto: sempre più e-commerce e librerie di catena – La libreria si conferma come principale canale attraverso cui gli italiani comprano libri da leggere, anche se perde tredici punti percentuali in oltre un decennio (66% delle vendite nel 2019 contro il 79% nel 2007). All'interno delle librerie fisiche assistiamo poi a uno spostamento dalle librerie a conduzione familiare a quelle di catena o che attraverso la formula del franchising sono riconducibili a insegne della distribuzione o editoriali. Le librerie di catena dal 36,5% passano così a coprire nel 2019 il 44,0% delle vendite nei canali trade, mentre quelle indipendenti passano dal 42,5% al 22,0%. Ancora fino al 2009 l’e-commerce del libro fisico di varia (adulti e ragazzi) non superava, o superava di poco, il 3% del mercato. Oggi invece la sua quota raggiunge il 26,7% del totale. Parallelamente, il banco libri della Gdo scende dal 18% del 2007 al 7% del 2019.