L’idea di acquistare l’auto d’epoca originale degli anni ‘50 non era realizzabile: sarebbe costata moltissimo e non sarebbe stato possibile rendere l’effetto “volo” dell’auto in sospensione sul palco perché troppo pesante. Non si poteva usare il polistirene poiché avrebbe reso l’auto troppo pesante e il soprano, Rosa Feola, non avrebbe potuto sedersi in macchina. Ricreare un modello dell’auto a grandezza naturale in legno avrebbe richiesto troppo tempo.
L’unica soluzione era la stampa 3D. La Scala conosceva e aveva già lavorato con Colorzenith, fornitore di servizi di stampa di Milano, che possiede la stampante Massivit 3D.
Con un’immagine della macchina vintage, Colorzenith e Giò Forma hanno collaborato alla creazione del file 3D che poi hanno stampato con Massivit 1800. L’auto è stata stampata in 3D in scala 4,5 mt per 1,5 mt, la dimensione effettiva. Sono stati impiegati 85 ore di stampa e quattro giorni di montaggio.
Quando la Lancia Aurelia B24 di Colorzenith è sfrecciata sul palco, la porta si è aperta permettendo al soprano di salirvi, il motore si è acceso fumante e la macchina ha preso il volo, esattamente come Boje aveva immaginato. Verso la fine del primo atto, i tecnici di scena hanno attaccato quattro fili agli angoli della vettura per permettere al veicolo di salire sempre più in alto. A fare da sfondo un video di Roma negli anni ’60. Oltre al pubblico, anche il regista Davide Livermore è rimasto soddisfatto.
Florian Boje lavora come scenografo in Giò Forma dal 1998. Dopo aver sperimentato la libertà offerta dalla stampa 3D di grande formato, Boje ha fatto questa riflessione: “Se guardassi indietro, potrei trovare un gran numero di rappresentazioni che avremmo potuto realizzare più facilmente e velocemente con la stampa 3D”. Secondo lui, la tecnologia consente la personalizzazione di progetti specifici, indipendentemente da fattori esterni come vincoli di tempo e disponibilità.