Il censimento di tutte le mappe cartografiche e topografiche prodotte nelle stamperie italiane del XVI secolo raccolto nell’opera “Cartografia e Topografia Italiana del XVI secolo” è stato presentato a Roma in anteprima mondiale.
“Senza una mappa di carta tra le mani i grandi esploratori non avrebbero potuto navigare per scoprire nuove terre e contribuire all’odierna geografia del Mondo”, afferma Massimo Medugno, DG Assocarta, in apertura della presentazione che si è svolta il 24 gennaio, a Roma, presso la Società Geografica Italiana Onlus in Villa Celimontana, di un’opera senza precedenti dal titolo: “Cartografia e Topografia Italiana del XVI secolo” a cura degli autori Fabrizio Ronca e Stefano Bifolco.
Un’opera monumentale edita da Antiquarius – con il supporto di Assocarta e Burgo Group – che raccoglie, in tre volumi di pregio stampati su carta Burgo Group, le 1280 mappe cartografiche e topografiche e, più di 2500 edizioni descritte nelle loro varianti, realizzate in Italia nel corso del XVI secolo, ovvero l’epoca d’oro della cartografia italiana.
Dopo l’indirizzo di saluto del Presidente della Società Geografica Italiana Onlus, Filippo Bencardino, Cosimo Palagiano, Professore Emerito Università La Sapienza di Roma Membro corrispondente dell'Accademia Nazionale dei Lincei e Simonetta Conti, Professoressa Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” hanno presentato la “Cartografia e Topografia italiana del XVI secolo”. Il primo e unico catalogo ragionato delle opere cartografiche e topografiche, prodotte nel nostro Paese nel Cinquecento, tramandate in raccolte composite (cioè formate da carte diverse per formato e tipologia) note come “Atlanti lafreriani” o più correttamente, secondo la definizione inglese, “I.A.T.O. (Italian assembled to order) atlases”.
Una pubblicazione, attesa da tempo da studiosi, collezionisti ed appassionati di cartografia antica di tutto il mondo, a cura degli autori Fabrizio Ronca e Stefano Bifolco che hanno dedicato all’opera anni di minuzioso lavoro di ricerca e consultazione.
“Nel corso del XVI” – spiega Massimo Medugno – “l’Italia detenne il primato nella produzione cartografica nel panorama europeo per l’esperienza maturata sia nell’arte della produzione della carta che in quella della stampa. La carta veniva prodotta, come oggi, a partire da una materia prima riciclata ovvero dagli stracci e ciò che distingueva già allora le cartiere per il ruolo svolto nell’economia circolare. Mentre la stampa vedeva la maestria italiana nelle tecniche di incisione”.
“Anche oggi, al tempo di Google Maps e GPS, rimane la bellezza di esporre e contemplare un’opera cartografica di pregio, ma anche la necessità pratica di una mappa in carta per poter girare il mondo e in, particolare per percorrerlo e navigarlo. O più semplicemente per orientarsi in un bosco e in montagna quando si è off line”, conclude Massimo Medugno. Nel XVI secolo si completano infatti le grandi esplorazioni geografiche con la scoperta dell’America, di nuove distese oceaniche e di nuove conoscenze su Africa e Asia, che generarono il bisogno di nuove carte e nuovi sistemi di rappresentazione piana dell’intero globo sferico.