Print Economic Forum, uno sguardo sul comparto grafico - cartotecnico

5 dicembre 2022
In occasione del Print Economic Forum, un momento d'incontro dedicato all’analisi dell’industria italiana della stampa organizzato da Stratego Group, si sono susseguiti sul palco gli interventi di analisti e professori che hanno riportato ai partecipanti i dati ricavati dall'analisi di una porzione del comparto ed hanno illustrato le peculiarità che contraddistinguono le aziende familiari attive nel settore e di come sia cresciuto l’interesse da parte dei protagonisti del private equity verso il settore grafico - cartotecnico.
Print Economic Forum ha preso, nell’edizione di quest’anno, in analisi una porzione del comparto: le prime 850 aziende, che contano 54 mila addetti per un valore della produzione che ammonta a oltre 16 miliardi di euro e un valore aggiunto di oltre 4 miliardi.
 
Stefano Portolani, Senior Analyst del Centro Studi Printing di Stratego Group, ha commentato il report di mercato 2021, comprensivo dell’analisi dei risultati economici delle prime 850 aziende del settore con un panel composto da società di capitali che hanno depositato il proprio bilancio 2021 con ricavi superiori ai 3 milioni di euro. I quattro macrosettori presi in considerazione sono: cartotecnica, stampa digitale, stampa offset e pre e post stampa.

Una fotografia che vede un settore che nel 2021 ha saputo mantenere una crescita per i ricavi e prestazioni pari al 9,9% rispetto al 2020 e un utile di bilancio al 1,7%.

Il ciclo commerciale ha avuto una durata media di 73 giorni diminuendo di 5 giorni rispetto al 2020.
Il risultato operativo diminuisce del 3,4% ed è pari al 5,1% sui ricavi, e l’EBITDA, seppur in calo dell’1,7%, si attesta al 10,4% sui ricavi.

Il patrimonio netto cresce del 4,5% ed è il 42,9% sull’attivo. 
 
Dal punto di vista dei ricavi nella dislocazione geografica, le prime 850 aziende si concentrano in Lombardia (4,8 miliardi di euro), Veneto (3,3 miliardi di euro) e Emilia-Romagna (1,8 miliardi di euro).
Nelle tre regioni risiede il 62% della presenza totale degli operatori sul territorio nazionale. 

Nella media "pro capite" dei ricavi in milioni di euro, si distinguono l’Abruzzo (43,6), la Sardegna (40,9) e il Lazio (23,2).

Il biennio 2021 - 2022 è stato visto come l’anno cruciale soprattutto dal punto di vista economico, costellato ancora della carenza di materie prime e metalli, dal “Chip Shortage”, il costo elevato dei noli per il trasferimento via mare delle merci. Un anno segnato anche e soprattutto dal caro bollette e dalla situazione bellica Russo-Ucraina.


Imprese familiari e private equity
Il convegno è proseguito con gli interventi della professoressa Daniela Montemerlo, docente dell’Università Bocconi e dell’Università dell’Insubria, sulle imprese familiari e le sfide del mondo attuale, e del professor Francesco Bollazzi dell’Osservatorio Private Equity Monitor – PEM, LIUC – Università Cattaneo, sulla Finanza per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Impresa. 

Le imprese familiari, è dimostrato, sanno attraversare periodi anche prolungati di crisi mantenendo performance medie superiori a quelle delle imprese non familiari; anche in anni di crisi e grazie a peculiarità e risorse uniche. In Italia, tra il 2018 e il 2020, la totalità delle imprese familiari, sopra i 50 milioni di fatturato, passano da 4842 a 5162 unità (Fonte: Osservatorio imprese Corporate Governance Lab, SDA Bocconi). 

Per aiutare la crescita di queste imprese servono collaboratori, che siano familiari o meno, che possano operare in un contesto motivante ed equo per poterli attrarre e trattenere; una governance solida e attenta che diventi attrattiva per investitori esterni, anche se persiste una diffidenza nei loro confronti. 

Alla base di un’impresa familiare ci dovrà essere sempre, oltre alla solidità finanziaria, anche la solidità dei rapporti che devono necessariamente conciliare la dimensione etico-affettiva, rapporti di parentela e gerarchici su più livelli, che rendano possibile ciò che spesso è ritenuto impossibile: avere e conservare al tempo stesso una famiglia solida, una proprietà unita e responsabile, infine un'azienda sana.


Le aziende grafiche italiane sono interessanti per gli investitori istituzionali? Un settore, quello grafico – cartotecnico, che ha sofferto di una certa diffidenza e chiusura, aziende piccole, spesso a conduzione familiare che dipendono dal credito delle banche e hanno della difficoltà ad aprirsi a investitori esterni perché diffidenti verso nuovi soci potenzialmente “scomodi”. Uno scenario che sta subendo cambiamenti, in particolare nel settore carta e cartotecniche dove è cresciuto l’interesse da parte dei protagonisti del private equity.

Qual è l’identikit che definisce l’attrattività di queste realtà del settore della stampa? Sono imprese con un forte potenziale di crescita, guidate da un imprenditore determinato e lungimirante, con una forte volontà di innovare. Il prodotto o il servizio è di successo, caratterizzato da unicità e bassa sostituibilità rispetto a quelli della concorrenza, che gode di un effettivo vantaggio competitivo e il cui mercato di riferimento presenti ancora elevate potenzialità di espansione e un forte tasso di crescita.

Non devono mancare come caratteristiche di interesse: il capitale umano, composto sia dal management che da professionisti e specialisti presenti in azienda; la trasparenza nelle diverse operation per migliorare la reputazione sul mercato; una corporate governance solida e una serie di criteri necessari tra cui policy di sostenibilità ambientale, welfare, inclusione, infine, un piano di investimenti per favorire la transizione digitale.
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