Nato a Salerno, classe 1964, Vincenzo Boccia è amministratore delegato dell’azienda Arti Grafiche Boccia, fondata dal geniale padre Orazio: un’azienda che oggi conta 160 dipendenti stabili e un fatturato di oltre 40 milioni di euro, per un terzo realizzato all’estero, con uffici a Parigi, a Norimberga, ad Aarhus, a Beirut. E investimenti - 50 milioni di euro negli ultimi dieci anni - per un’impiantistica flessibile e all’avanguardia, che la rendono capace di stampare le più esclusive riviste di design del nord Europa come i cataloghi Ikea, le figurine Panini e le etichette della Ferrarelle. Con Boccia, dicono gli addetti ai lavori, vince il candidato che garantisce di più la continuità con la storia di Confindustria: non è un caso che della lista dei suoi sostenitori facciano parte due ex-presidenti dell’associazione degli industriali, Emma Marcegaglia e Luigi Abete. Tra i supporter, le associazioni imprenditoriali del Mezzogiorno, ma anche il Piemonte e Bolzano.
Nel suo programma, premiato dai 198 Consiglieri Generali, il rilancio della vocazione industriale del Paese, affrontando le leve di competitività e puntando su tecnologia e innovazione; una riforma del sistema delle relazioni industriali, con la facoltà di derogare al contratto nazionale e lo sviluppo dei contratti aziendali basati sullo scambio tra salario e produttività; una politica del credito che supporti le imprese nei processi di investimento; un sistema che aiuti le piccole imprese a crescere, le medie a diventare grandi, le grandi a diventare multinazionali. Quanto alla politica, Boccia afferma che se il governo Renzi “continuerà a essere un fattore di modernizzazione avrà il nostro sostegno, se rallenterà la spinta sentirà il disaccordo”. Boccia confida in un rientro di Fca in Confindustria, e con i sindacati si dice pronto a discutere su tutto “senza preconcetti e senza pregiudizi”, purché l’obiettivo sia quello di “recuperare produttività”.
Fonte: lastampa.it