L'offerta, secondo quanto dichiarato dallo stesso Mastagni, presta "grande attenzione" ai livelli occupazionali. La decisione di cedere o chiudere le testate, A, Astra, Brava Casa, L'Europeo, Max, Visto, Novella 2000, Yacht&Sail, Ok Salute e quelle di enigmistica, era stata annunciata dai vertici di Rcs tra l'11 e il 12 febbraio. "Abbiamo presentato un'offerta - ha spiegato Mastagni all'Adnkronos - insieme a tre partner finanziari. Quando faccio ristrutturazioni le faccio sempre o insieme a degli imprenditori o insieme a dei partner finanziari. È normale", ha aggiunto riferendosi alla stessa attività che ha svolto presso il gruppo Seregni. L'offerta, ha poi precisato, è stata presentata attraverso un'altra società, non attraverso Seregni. Quanto all'ammontare, "non è riservato - spiega ancora Mastagni - ma per noi l'offerta è un piano industriale. Poi ci si mette al tavolo e si vede se il piano è condiviso. Parlare di numeri per noi ora è assolutamente prematuro". E comunque, sottolinea infine, "nelle ristrutturazioni che mi hanno visto presente i livelli occupazionali sono sempre stati salvaguardati in maniera molto forte. Nel nostro piano c'è una grande attenzione ai livelli occupazionali". All'asta per i dieci periodici di Rcs in vendita hanno risposto al momento almeno in due, oltre ad Andrea Mastagni, un altro soggetto, che potrebbe essere anche finanziario. Un terzo candidato potrebbe aggiungersi a breve ed è la News 3.0, l'editrice di Lettera43, il giornale online diretto da Paolo Madron: venerdì ha avuto accesso alla data room e valuterà se presentare un'offerta vincolante. Un primo vaglio sulle offerte dovrebbe esserci venerdì 8, quando verrà convocato un Cda Rcs per un aggiornamento sul debito e gli altri fronti sui quali è al lavoro il gruppo. Intanto il Cdr dei Periodici Rcs ha intimato alla società di sedersi al tavolo della trattativa prima di valutare qualsiasi cessione ricordando che violerebbe gli accordi firmati a gennaio 2012 sullo stato di crisi, validi fino al febbraio 2014. In quelle intese Rcs si impegnava a "sviluppare un piano di riorganizzazione alternativo alle dismissioni" rinunciando comunque ad "azioni unilaterali". Una vendita di una testata o una sua chiusura sarebbe quindi antisindacale, nota il Cdr, perchè in violazione delle intese e sostiene poi, potrebbe essere impugnata dai giornalisti per averne una dichiarazione di nullità.
Fonte: adginforma.it