Dietro le quinte dell'Out of Home

Teli di grande formato possono rivestire palazzi e facciate di edifici più o meno noti, rendendo piacevoli allo sguardo i cantieri cittadini e consentendo alle opere in restauro di esibire con continuità il proprio volto, mentre adesivi e manifesti non mancano di tappezzare le pareti dei luoghi più inattesi, dalle pensiline degli autobus alle fermate della metropolitana, dalle stazioni dei treni agli aeroporti, dagli autogrill ai centri commerciali.
Nella loro forma più dinamica, i media di comunicazione OOH ci raggiungono direttamente on the go, quale esplosiva seconda pelle dei mezzi di trasporto pubblico.
Se le più audaci rimangono impresse nella memoria collettiva e le più originali sollecitano solo le menti più empatiche, agli occhi di tutti appare chiara l’evoluzione che affissioni, impianti jumbo e medium e banner hanno vissuto negli anni. Diventanto dapprima sempre più grandi, successivamente sempre più eccentrici e colorati e poi sempre più belli e sempre più icastici. E anche in tempi recenti, seppur non immune ai mali della crisi economica internazionale, l’universo dell’OOH continua a esprimere la propria intrinseca vitalità, rinnovando i propri canali in chiave tecnologica contemporanea: progetti di riqualificazione di impianti e strutture stanno rilanciando mezzi e formati nel contesto dell’arredo urbano mentre, investiti del potere della multimedialità, manifesti e affissioni stabiliscono interazioni virtuose con il web e le altre piattaforme pubblicitarie. E cosa dire dell’avvento dei media digitali? Lontani dal minare le fondamenta della comunicazione Out of Home, sono stati da quest’ultima sapientemente rivisitati e integrati, principalmente negli ambienti indoor, ovvero di maggiore vicinanza al pubblico.
Per illustrare nel dettaglio l’evoluzione in atto nella filiera dell’Out of Home e coglierne i cambiamenti più significativi, abbiamo voluto dare voce ad alcuni dei suoi protagonisti, attivi nei diversi ambiti della production chain.

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