Il nuovo servizio Progetto Credito, sviluppato dalla Federazione Carta e Grafica in collaborazione con UniCredit e Fingiaco, si pone come obiettivo di far acquisire all’industria delle macchine da stampa e cartotecnica, un approccio più consapevole agli istituti di credito e agli strumenti finanziari.
Un settore di eccellenza della meccanica “made by Italy”con forte vocazione all’export, che ricopre un ruolo internazionale di primo piano, grazie al quale è riuscito a resistere alla crisi segnando performance superiori alla media dell’intero comparto della meccanica strumentale. E’ la fotografia dell’industria italiana delle macchine per la stampa, il cartone e la cartotecnica, posta al centro del primo incontro del Progetto Credito.
Quinti esportatori mondiali e secondi dietro la sola Germania, se si ragiona al netto delle macchine per l’industria della carta, i produttori italiani sviluppano all’estero il 73% del fatturato. L’arma vincente delle produzioni “made by Italy” è il lavoro su misura, sviluppato da imprese piccole che forniscono sistemi di produzione, intervengono puntualmente con tecnologia d’eccellenza e grande personalizzazione, collaborative con il cliente.
L’analisi, sviluppata e presentata dall’Industry Expert di UniCredit, Luigia Mirella Campagna, ha messo in evidenza i pregi, ma anche le aree suscettibili di miglioramento del comparto industriale.
La già citata propensione internazionale ha consentito di limitare i danni negli anni più difficili della crisi, fra il 2008 e il 2014, e ha trainato la crescita nell’ultimo quadriennio nonostante la perdurante debolezza del mercato interno, che pure ha invertito positivamente la sua tendenza, senza però recuperare i livelli ante 2008. Il periodo 2008-2018 è servito al settore a riequilibrare la propria presenza sui mercati esteri, oggi meno “europacentrici”: il Vecchio Continente resta il primo mercato, ma ha ceduto parte della sua quota (passata dal 57 al 47% del totale); in corrispondenza, è aumentato il peso dell’America (dal 20 al 23%) ed è cresciuta sensibilmente l’area asiatica, passata dal 16% al 24% delle esportazioni totali. Gli USA restano il primo paese importatore di macchine italiane, con il 12% di quota, seguito dalla Germania e dalla Spagna, a pari merito con il 6,2%, quindi dalla Cina con il 5,9%%.
L’esperta di UniCredit ha evidenziato la limitata dimensione media delle aziende del settore come elemento di criticità: l’Italia resta al di sotto della media europea, in particolare è frazionale rispetto alla Germania, principale competitor nelle esportazioni, e ciò va a incidere negativamente sulle dinamiche di crescita. Le imprese piccole hanno più difficoltà a raggiungere i mercati esteri e a differenziare l'offerta e i mercati di sbocco. Sotto il profilo economico-finanziario, trattandosi di imprese che creano valore aggiunto, hanno buone marginalità. L'autofinanziamento gioca un ruolo importante nel finanziare le strategie del settore, mentre il debito bancario rappresenta in media il 64% dell'indebitamento complessivo, che sale però al 73% nelle imprese più piccole. Si osserva uno scarso ricorso a fonti di finanziamento complementari al debito bancario, come le emissioni di bond. Da questo primo incontro del Progetto Credito emerge l'esistenza di spazi per praticare una finanza più aperta, in grado di accompagnare il percorso di crescita in atto nel settore e la crescente apertura internazionale.